Diciotto anni per il boss Saro Mammoliti, tra 2 e 8 anni per i figli Antonino e Danilo e per altri esponenti della cosca di Castellace. Sono le dure richieste del pm della Dda di Reggio Calabria, Salvatore Dolce, nel processo per le minacce e i danneggiamenti contro la cooperativa Valle del Marro. Mentre l’Avvocato dello Stato ha chiesto, oltre a 1,5 milioni di euro, anche che i mafiosi ripiantino gli oltre cinquecento ulivi tagliati sul terreno confiscato e assegnato alla cooperativa.
E questo sicuramente è il ‘ceffone’ più forte in termini di immagine, quella alla quale i mafiositengono di più.Un «udienza storica», a detta di tutti, quella di ieri, di un processo che «farà scuola». Ieri, infatti, il gup Olga Tarsia ha accolto la costituzione di parte civile di ben tre ministeri. Oltre a quello dell’Interno, la cui costituzione assieme a quella dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati era stata anticipata ieri adAvvenire dal viceministro Filippo Bubbico, si sono aggiunti quelli dell’Economia e dell’Ambiente, assie me al comune di Oppido Mamertina, assegnatario dei beni. Una presenza che ha stupito molti, in particolare i mafiosi e i loro avvocati, non abituati a iniziative di questo tipo. «Alcuni scagnozzi ci guardavano storto e uno ci ha detto ‘ma che siete venuti a intimorire i giudici?’», ha riferito uno dei presenti.
Parole molte dure sono venute del pm Dolce che ha descritto Saro Mammoliti come vero ‘dominus’ del territorio che, malgrado lo status di collaboratore di giustizia, continuava ad agire con metodi mafiosi. E il taglio degli ulivi era una chiara rivendicazione di questo suo potere che i giovani della cooperativa non volevano riconoscere. Al loro fianco, ieri, oltre ai rappresentanti delle istituzioni anche i sindaci di Polistena e Rosarno, l’imprenditore antiracket Nino DeMasi, le associazioni Libera, Legambiente e Avviso Pubblico e gli animatori diocesani del ‘Progetto Policoro’. La Valle del Marro, infatti, è nata dieci anni fa dalla collaborazione tra diocesi di Oppido-Palmi, Libera e col sostegno del progetto della Cei per l’imprenditoria giovanile al Sud.
«Alla prima udienza il governo non era presente – è il commento del viceministro Bubbico –. L’assenza delle istituzioni a fianco di giovani che si impegnano e combattono per l’affermazione della legalità, non è accettabile. Avevamo promesso che non li avremmo lasciati soli e quella di oggi è una prima risposta concreta. Questa mattina lo Stato è insieme ai giovani della coop minacciata, ma il compito delle istituzioni è di dimostrare ogni giorno che nessun cittadino deve essere lasciato da solo nella battaglia contro il crimine e per la legalità». Parole di soddisfazione anche dalla Prefettura di Reggio Calabria. «Alla prima udienza il Comune di Oppido Mamertina, pur essendo parte offesa del reato quale proprietario dei terreni, non si era costituito parte civile per difficoltà finanziarie. Il risultato conseguito oggi è frutto dell’interessamento del prefetto Vittorio Piscitelli, che ha voluto con forza la presenza delle istituzioni a fianco dei ragazzi delleValle del Marro». Che martedì saranno ascoltati dalla Commissione parlamentare antimafia, guidata da Rosy Bindi, in missione a Reggio Calabria.
ANTONIO MARIA MIRA
ROMA