“Prima dei rifiuti, occorre trovare gli uomini che si muovono come rifiuti e che vi tolgono la libertà. In provincia di Reggio non avviene niente senza l’autorizzazione della ‘ndrangheta. Il problema è la mancanza di collaborazione. Diteci dove dobbiamo scavare per trovare i rifiuti tossici. Venite, raccontate ed io farò in modo che non vi esporrete. Quelli che denunciano sono troppo pochi.
Non c’è la consapevolezza dell’importanza della collaborazione per la libertà del territorio e a difesa dei diritti. Perdere la libertà è peggio che perdere la vita”. Così, in un Duomo gremito, il Capo della Direzione Distrettuale antimafia di Reggio Calabria, dott. Federico Cafiero De Raho, ha aperto il secondo appuntamento del Ciclo d’incontri “Per una ecologia integrale” promossa dalla parrocchia guidata da don Pino Demasi. Rispondendo alle domande di Toni Mira e Michele Albanese, il capo della Dda di Reggio Calabria, pur riconoscendo il ruolo importante degli attuali 13 collaboratori di giustizia della provincia reggina, ha rimarcato che “è necessario fare un’opera di convincimento”, in quanto se “la denuncia è collettiva, la ‘ndrangheta, che gestisce tutto in Calabria, viene indebolita”. Il dott. Federico Cafiero De Raho, “reduce” dalla Terra dei Fuochi, per “scoperchiare la pentola” di una Piana di Gioia Tauro, certamente non meno avvelenata della Terra dei Fuochi, stando alle statistiche che ci parlano di un alto tasso di mortalità “tumorale”, ha chiesto ai cittadini di collaborare, di dare maggiori informazioni alle forze dell’ordine e alla magistratura, in quanto finora “nessuno ci segnala zone e luoghi specifici”.
Riguardo alla recrudescenza criminale registratasi negli ultimi 4 mesi, il capo della procura antimafia reggina ha affermato: “hanno ripreso ad incendiare e ad intimidire per esercitate una pressione sulla gente, per non farvi denunciare, perché vogliono indurvi al silenzio”. A proposito della presenza o meno di amianto o di rifiuti tossici sotto la galleria della Limina lungo la Jonio-Tirreno, il dott. Cafiero de Raho ha detto: “c’è bisogno di riferimenti specifici, un accertamento di questo tipo non è agevole, intervenire a distanza di tempo dalla costruzione non è facile, non si può mettere a terra un’intera opera pubblica in cerca di amianto; e poi chi me li dà i soldi per smantellare tutto il territorio calabrese”. Sull’incidenza delle malattie tumorali, il procuratore capo ha dato notizia che per un migliore accertamento del territorio, con la nascita del registro dei tumori, si potranno individuare le zone in cui vi è e si è registrata una maggiore concentrazione di patologie tumorali. Alle voci che lo danno in partenza per ritornare nella sua Campania, Federico Cafiero de Raho ha così risposto: “Sto qua con voi e non me ne vado fino a quando non libereremo insieme il territorio”.
Don Pino Demasi, dopo aver affermato che questo ciclo d’incontri vuole essere una risposta all’invito di Papa Francesco con la “Laudato sii”, ad elaborare in maniera piena e consapevole un’etica, una spiritualità e una cultura della cura della Casa comune, rivolgendosi a Cafiero de Raho ha detto: “grazie per i suoi continui inviti alla ribellione e al cambiamento. Molto cammino si è fatto a Polistena, ma ancora c’è molta zona grigia, con gente che per convenienza ed interesse non guarda al bene comune. Tanti segni positivi ci sono sul territorio, ma rispetto alla Campania e alla Sicilia siamo ancora indietro. Per conquistare la libertà dobbiamo metterci tutti la faccia, recuperando il Noi collettivo”.
POLISTENA – Attilio Sergio
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