La Chiesa dei poveri, degli ultimi ha trovato casa a Polistena nella Parrocchia di S. Marina Vergine, guidata da don Pino Demasi che da anni ormai organizza il pranzo di Natale della condivisione realizzato ieri grazie al contributo di tutta la comunità parrocchiale che ha contribuito alla realizzazione del momento conviviale al quale hanno partecipato tra gli altri anche molti migranti che vivono nella tendopoli/baraccopoli di San Ferdinando.
“Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri…” furono tra le prime parole pronunciate da Papa Francesco dopo la sua elezione a Successore di Pietro. E nel corso di questi anni di pontificato più volte il Santo Padre ha ribadito la necessità di ascoltare il grido dei poveri. “Ogni cristiano e ogni comunità – ha scritto nell’Evangelii gaudium – sono chiamati ad essere strumenti di Dio per la liberazione e la promozione dei poveri /…/ questo suppone che siamo docili e attenti ad ascoltare il grido del povero e soccorrerlo”. E poi ha sottolineato come :“esiste un vincolo inseparabile tra la nostra fede e i poveri”. Molti i gruppi coinvolti nell’iniziativa di carità: il Consiglio Pastorale, l’Associazione il Samaritano, il servizio civile della parrocchia, gruppo Scout Agesci Polistena 1, l’Associazione coloriamo l’Arcobaleno, le Suore della Divinità Volontà, la Cooperativa Valle del Marro – Libera Terra, la comunità Neocatecumenale. Giovani, ragazzi, adulti impegnati ma anche sacerdoti come lo stesso don Pino, don Rosario e don Salvatore che hanno voluto anch’essi darci da fare. La chiesa della Trinità svestiti gli abiti tradizionali è diventata una grande mensa per poveri del territorio e per un gruppo numeroso di migranti accompagnati a Polistena da Bartolo Mercuri responsabile dell’associazione il cenacolo di Maropati che da anni, ormai, si occupa della gestione della mensa della carità e assiste per come può chi ha bisogno. Una gran bella rete di solidarietà e di carità per chi è sfortunato o fugge da guerre e carestie. Un pasto caldo per chi vive all’aperto, in piccole baracche di plastica, non è molto, non risolve certo tutti i loro problemi, ma è un segno di speranza. Un messaggio di una Chiesa viva, che partecipa, si da fare e non si gira dall’altra parte. Di una Chiesa che diventa credibile. Quasi centocinquanta i poveri ed i migranti che vi hanno partecipato al pranzo e che hanno voluto ringraziare per il momento che hanno passato insieme a tanti volontari.
Da Il Quotidiano della Calabria, 27 dicembre 2016 pag.24)
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