UN’ALTRA VITA PER I FIGLI DELLA ‘NDRANGHETA – La presentazione di “Liberi di scegliere” di Roberto Di Bella al Centro Polifunzionale Puglisi

POLISTENA – Nel contrasto, sul piano culturale, alla ‘ndrangheta, il progetto “Liberi di scegliere” del giudice minorile Roberto Di Bella per liberare i ragazzi della ‘ndrangheta, oggi, è più temuto, dai capi ‘ndrine, rispetto al carcere e alla stessa confisca dei beni. Certo, ora, è importante che tutto venga tramutato in norma, c’è un vuoto normativo che il legislatore, con l’aiuto della politica, deve al più presto colmare.

Serve altresì un aiuto sia economico che del punto di vista lavorativo per i tanti ragazzi, dal destino segnato, che hanno avuto un’altra opportunità grazie al progetto di vita rappresentato da “Liberi di scegliere”. Di questo e di altro ancora, si è discusso nel Centro Polifunzionale Padre Pino Puglisi, dove, grazie al coordinamento Piana di Gioia Tauro di Libera, è stato ospite il presidente del Tribunale per minorenni di Reggio Calabria, Roberto Di Bella. L’iniziativa, moderata dal giornalista Francesco Creazzo, è stata aperta dal referente territoriale di Libera, don Pino Demasi, il quale ha definito il libro “Liberi di scegliere”, scritto da Roberto Di Bella con Monica Zapelli, una nuova narrazione della Calabria. Per don Pino, l’intuizione “bella ed efficace” del giudice Di Bella, rappresenta una bomba rivoluzionaria che ha permesso ad oltre 70 ragazzi, a circa 30 mamme, e a diversi nuclei familiari, di prendere le distanze dalla ‘ndrangheta e di poter conoscere un altro modo di vivere. “Ci auguriamo – ha osservato don Demasi – che tutto questo diventi legge, e che lo Stato prenda a cuore il problema”. Per Giuseppina Garreffa, responsabile ufficio Servizio Sociale per minorenni di Reggio Calabria, Dipartimento Giustizia minorile, c’è la necessità di costruire una Comunità Sociale capace di mettere in campo politiche sociali che possano incidere sul territorio, in quanto c’Ë bisogno di etica e responsabilità, nonché di un lavoro di squadra per educare e sensibilizzare su questi temi e per il reinserimento sociale dei minori di ‘ndrangheta. Il presidente Roberto Di Bella, ha definito il suo libro, un racconto autobiografico, autentico, un diario di appunti per lasciare una traccia culturale ed emotiva sui 25 di lavoro in territorio reggino. “La ‘ndrangheta si eredita purtroppo – ha aggiunto il giudice Di Bella – dal 2012, abbiamo dato la possibilità a molti ragazzi provenienti da famiglie di ‘ndrangheta, di fare un’altra scelta, tutelandoli e fornendo loro strumenti culturali per essere liberi di scegliere”. Per il giudice Di Bella è stata la sofferenza la svolta, divenendo come Tribunale, ultima spiaggia nella sofferenza di tanti nuclei familiari. Di Bella ha anche sottolineato l’importanza della rete creata sul territorio, grazie all’aiuto di Libera e ora anche della Conferenza Episcopale Italiana. “Nel libro ho raccontato anche le mie emozioni – ha confidato Di Bella – i tanti momenti difficili, e l’iniziale senso di isolamento. Ora il progetto ha l’appoggio di tante Istituzioni, abbiamo acceso un faro su un tema nevralgico, sottovalutato per anni dalla società civile. E’ vero, c’è un vuoto normativo da colmare, c’è bisogno di una legge, nonché di risorse economiche affinché questi ragazzi abbiano uno sbocco occupazionale”. Per il Procurato Capo di Palmi, Ottavio Sferlazza, il merito di questa giurisprudenza reggina è stato quello di aver offerto un progetto di vita a ragazzi e madri, anche perché prima che militare, il contrasto alla ‘ndrangheta deve essere soprattutto sul piano culturale.

di Attilio Sergio (Gazzetta del Sud del 15/12/2019)

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