Iniziamo oggi il tempo favorevole della Quaresima.
La Quaresima è il «tempo forte» che prepara alla Pasqua, culmine dell’Anno liturgico e della vita di ogni cristiano. Come dice san Paolo, è «il momento favorevole» per compiere «un cammino di vera conversione», un cambiamento interiore e di pentimento in cui «il cristiano è chiamato a tornare a Dio “con tutto il cuore” e a non accontentarsi di una vita mediocre ma, al contrario, impegnarsi per vivere bene secondo il Vangelo.
Dovremmo evitare allora due atteggiamenti.
Il primo, considerare la Quaresima come il tempo degli inutili gesti della ripetitività e delle formalità rituali inerenti alla passione e morte di Gesù.
Il secondo considerare la Quaresima come il tempo dell’emotività con poca attendibilità. Un tempo in cui, al di là di tutto – qualche preghiera in più e qualche elemosina in più –, tutto comincia e resta com’era prima.
LA quaresima allora vuole essere un cammino durante il quale siamo invitati a fare un passaggio fondamentale da praticanti, da spettatori della sacralità a cristiani autentici credenti di Cristo morto e risorto che si offre per noi e ci riscatta da ogni forma di peccato.
La sfida sta allora nel fidarsi di Dio. Un Dio padre e amorevole che ci ama senza mai imporsi, ma chiedendoci di diventare determinanti in ogni gesto che siamo chiamati a realizzare.
Il clima di grande allarme sociale, d’insicurezza e d’ansia che si sta diffondendo a causa del coronavirus è anche il frutto di uno sguardo sulla vita che vorrebbe avere tutto sotto controllo, che fa fatica ad accettare la condizione umana fragile e vulnerabile e che, in fondo, ha cancellato Dio dall’orizzonte dell’esistenza. Pensavamo di poter controllare tutto, ma la realtà è più grande di noi e forse dobbiamo imparare a unire al giusto e appassionato impegno per vincere il male e le malattie, l’affidamento al vero Signore del mondo, creatore e Padre: “ i conti sull’uomo, senza Dio, non tornano, e i conti sul mondo, su tutto il vasto universo, senza di Lui non tornano” (Benedetto XVI).
Forse allora la coincidenza tra il periodo del coronavirus ed il periodo di Quaresima diventa provvidenziale nella misura in cui viviamo veramente questo tempo come tempo di purificazione e di maturazione della nostra fede, come tempo che ci porta ancora di più a stringerci a Cristo Salvatore, con la preghiera personale e nelle famiglie: come facevano i nostri vecchi, quando si trovavano ad affrontare ben peggiori epidemie e malattie, senza togliere nulla all’impegno prezioso dei medici e degli operatori sanitari, e senza venire meno alle indicazioni di prudenza e d’igiene, riuniamoci nelle famiglie, utilizziamo la traccia di preghiera che si trova nel nostro sussidio quaresimale, prendiamo in mano la Bibbia, il Rosario e affidiamoci alla tenerezza e all’intercessione potente di Maria, e dei Santi nostri protettori.
Alla preghiera in famiglia, uniamo la celebrazione eucaristica domenicale e poi il gesto della penitenza, del digiuno, della condivisione nella carità.
Condivisione nella carità che deve portarci a guardare nel Cristo Crocifisso i tanti crocifissi della storia di oggi ed impegnarci perché nessuno resti appeso alla croce, nessuno resti naufrago, nessuno resti emarginato, nessuno escluso, nessuno sia vittima della violenza mafiosa e non.
Ecco perché abbiamo scelto per la nostra Quaresima un tema molto bello e affascinante che abbiamo preso a prestito da un noto pastoralista, peraltro mio amico, don Antonio Ruccia : Schiodando si risorge : una Chiesa di “schiodanti” per togliere i chiodi ai Crocifissi della storia.
La statua della deposizione che noi chiamiamo “la schiodata”, al centro della Chiesa per tutto il periodo quaresimale, sta a ricordarci questo impegno di una chiesa, comunità di uomini e donne consapevoli che abbracciare i crocifissi non è peccato e che lasciare i crocifissi inchiodati è “omissione mortale”.
Una Chiesa di giovani e meno giovani che oscillano tra strada e tabernacolo, di famiglie aperte all’accoglienza e alla disponibilità, una chiesa capace di non idolatrare il denaro e di vivere la carità fuori dai semplici parametri dell’elemosina e dell’avanzo.
Una Chiesa di uomini e donne capaci di essere più attenti alla vita delle nostra città, abbandonando il desiderio di dominare gli altri, camminando insieme, evitando scontri e contrapposizioni, parlando il linguaggio del noi e non dell’io.
Maria, la prima schiodante e la serva del Signore ci aiuti a percorrere questa strada di libertà, gioiosi di essere ‒ uniti in un solo spirito ‒ “degni cittadini del Vangelo” e “cittadini degni del Vangelo” (cfr Fil 1, 27).
Mercoledì delle Ceneri , 2020
Don Pino