Ragazze e ragazzi carissimi,
è ormai consuetudine che in occasione del 25 aprile mi rivolga alle nuove generazioni con un mio breve scritto.
Lo faccio volentieri anche quest’anno con la vostra generazione perché ritengo che tra i miei doveri di educatore ci sia anche quello di trasmettere memoria ai più giovani.
Che cos’è il 25 aprile?
È il giorno in cui si fa memoria della sconfitta del nazifascismo e la conclusione di un conflitto sanguinoso.
In quel lontano 1945 tanti uomini e donne, armati di coraggio, non si sono piegati di fronte all’invincibile meccanismo nazifascista e hanno combattuto e sono morti per garantire a noi quella libertà che oggi diamo per scontata.
Tra di loro, tanti ragazzi, vostri coetanei, che non avevano paura di niente. Erano convinti che era ora di farla finita con la guerra ed inaugurare una stagione di pace.
Questo sono stati i partigiani. Furono prima centinaia e poi decine di migliaia. Non furono molti, Ma non si scoraggiarono. Del resto, nella storia è sempre una minoranza di persone che ha il coraggio di alzarsi in piedi quando il potere le vorrebbe, invece, in ginocchio.
È allora importante vivere il 25 aprile, ma non in modo retorico. Non si tratta di una ricorrenza da celebrare, ma di una sosta per riflettere sul passato, sul presente e sul futuro. La memoria deve sempre trasformarsi in impegno.
Mentre ricordiamo la lotta ed il sacrificio di donne e di uomini per ottenere il rispetto ed il riconoscimento di diritti ed un nuovo assetto democratico, basato sui principi fondamentali quali l’uguaglianza, la solidarietà e la coesione espressi poi chiaramente nella nostra Costituzione, siamo chiamati ad un maggiore impegno nella difesa della nostra Costituzione e nella cura della democrazia perché anche oggi in forme diverse il fascismo continua ad esistere cercando ossessivamente il potere per diventare quello che era stato in quel tragico ventennio.
Oggi più che mai, ragazze e ragazzi, c’è bisogno di una ribellione democratica.
Siete voi, allora, i nuovi partigiani. Siete voi a dovervi battere per primi per la libertà. Ma attenti! La libertà è effimera se non c’è il rispetto della dignità dell’uomo e di ogni uomo e se non c’è quindi giustizia sociale. Su questo allora dovete particolarmente impegnarvi.
I nostri giorni sono tempi certamente non belli. Ma proprio per questo mi vengono in mente le parole di S. Agostino quando afferma:” Sono tempi cattivi, dicono gli uomini. Vivano bene e i tempi saranno buoni. Noi siamo i tempi”.
Faccio mio allora l’appello di Papa Francesco ai ragazzi delle scuole per la pace: “in un mondo attraversato da crisi globali, vi chiedo di essere costruttori di futuro, perché la nostra casa comune diventi luogo di fraternità. Siate protagonisti e non spettatori del futuro, insieme, non da soli, in rete, passando dall’io al noi”.
Un campo su cui dovete essere i protagonisti è proprio la ricerca della pace. In questo tempo segnato dalla guerra, non rassegnatevi alla guerra! Ribellatevi allo scempio della guerra, decisa dai potenti che mandano i giovani al macello. Fate sentire la vostra voce e se non vi ascoltano gridate ancora più forte.
Ma non c’ è vera pace senza giustizia! La giustizia e la pace sono le due grandi conquiste della lotta di Liberazione su cui è stato costruito poi l’intero edificio della nostra Costituzione. Esse non erano però solo delle stazioni di partenza ideali, ma traguardi reali da raggiungere, erano la costituzione materiale da attuare.
Purtroppo attorno a voi, ragazzi del Sud, ci sono tante ingiustizie, ancor più aggravate dalla minaccia di una legge, quella sull’autonomia differenziata, che non solo mina alle basi l’unità del nostro Paese, ma crea ancora maggiori diseguaglianze ed ingiustizie. Non state a guardare! Non rassegnatevi pensando che il vostro futuro debba essere necessariamente scappare da questa terra. Andate pure ad arricchire il vostro bagaglio culturale e le vostre conoscenze in giro per il mondo, ma battetevi oggi perché vengano create le condizioni per un vostro ritorno, domani. È questa la vostra terra! È qui che siete chiamati a vivere ed è qui che avete il diritto di vivere.
Siate voi i veri Partigiani di una nuova resistenza contro chi opprime, nei modi più svariati, la vostra dignità e dignità di ogni persona e siate sempre e dovunque uomini liberi!
Non dimenticate mai le parole di Pietro Calamandrei, pronunciate nel celebre “discorso ai giovani” il 26 gennaio 1955: “La libertà è come l’aria: Ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare”.
Con affetto
Polistena 25 aprile 2024 Don Pino Demasi