Marcia della Pace 2014 - intervento iniziale di don Pino Demasi
1 gennaio 1989 – 1 gennaio 2014: ventisei appuntamenti qui in questa Chiesa, all’inizio di ogni nuovo anno, per ricordare che la pace rimane una necessità nell'agenda del mondo.
Ventisei occasioni per accendere i riflettori su quelle zone del mondo, compreso il nostro territorio, dove la pace, intesa non solo e non tanto come assenza di guerra, stenta a decollare perché i diritti umani vengono negati e la vita umana non rispettata.
Ecco, nonostante i forti segnali di guerra nel mondo: 17 i conflitti aperti;
ricordiamo la guerra in Siria, nella Repubblica Centrafricana, nel Sud Sudan,l'instabilità in Medio Oriente, le stragi in Nigeria, le vittime infinite in Iraq e Afghanistan, insieme a tanti risorgenti episodi di violenza in numerosi angoli del nostro pianeta...
Nonostante il lungo inverno dell’illegalità diffusa, di soprusi, di non tutela dei diritti nel nostro territorio: pensiamo alle tante povertà, alla devastazione delle risorse naturali e all’inquinamento in atto; alla mancanza di lavoro e alla tragedia dello sfruttamento del lavoro; ma pensiamo anche con sofferenza, al gioco d'azzardo, alle cosiddette “macchinette” in ogni bar e nei tabacchini, al fenomeno dilagante dell'usura, alla criminalità, al rifiorire della prostituzione
Nonostante questo, siamo qui, per la ventiseiesima volta , perché intendiamo anche far giungere il nostro sostegno alle Parole del Sommo Pontefice e alla sua sollecitudine per la pace nel mondo
Saluto e do’ il benvenuto al Pastore della nostra Chiesa, al Signor Sindaco della città e agli altri signori sindaci del nostro comprensorio, ai confratelli sacerdoti, a tutte le autorità civili e militari, ai rappresentanti delle Associazioni e dei movimenti e a tutti voi presenti che ancora una volta questa sera avete accolto l’invito della ‘Associazione “Il Samaritano”.
Papa Francesco nel suo messaggio ci ha ricordato il nome vecchio e nuovo della Pace: Fraternità.
Fraternità che ha bisogno di essere scoperta, amata, sperimentata, annunciata e testimoniata. Ma come lui stesso ha affermato è solo l’amore donato da Dio che ci consente di accogliere e di vivere pienamente la fraternità.
E allora siamo qui innanzitutto per chiedere al Signore il dono della Fraternità, come fondamento e via alla Pace, convinti da credenti che è innanzitutto la preghiera che cambia la storia.
Non dimentichiamolo: la Pace è un dono che viene dall’alto, è un frutto dello Spirito dell’amore che opera nel cuore degli uomini.
Venga allora veramente lo Spirito del Signore e trasformi i cuori di tutti noi, perché sciogliamo la nostra durezza e ci inteneriamo davanti alla debolezza del Bambino di Betlemme; trasformi i cuori delle nostre città perché l’odio, l’invidia, la maldicenza, la sopraffazione, il disinteresse siano allontanati e cresca la solidarietà; trasformi il cuore del nostro Paese,l’Italia, perché non sia più segnato dall’individualismo di chi limita il proprio orizzonte all’io, in un’insaziabile bramosia di potere, da chi agisce senza regole nell’arroganza dell’impunibilità, da chi gioca d’azzardo con la propria vita mettendola a rischio con azioni inconsulte, dall’interesse di singoli gruppi e dal crimine, e illumini le menti perché abbondino il perdono, la misericordia e il senso del bene comune; trasformi il cuore delle nazioni e dei popoli in guerra, perché siano disarmati gli spiriti violenti e si rafforzino gli operatori di pace; trasformi il cuore dei popoli ricchi, perché non siano ciechi di fronte ai bisogni dei popoli poveri e gareggino piuttosto nella generosità; trasformi il cuore delle nazioni e dei popoli poveri, perché abbandonino le vie della violenza e intraprendano quelle dello sviluppo; trasformi il cuore di ogni uomo e di ogni donna, perché riscoprano il volto dell’unico Dio, padre di tutti.
E’ dalla mancanza di fraternità e dalla diffusione della “globalizzazione dell’indifferenza” che si diffonde e cresce il male nel nostro mondo. C’è bisogno di riconoscere nell’altro il fratello con cui costruire la pace.
A noi allora il compito di costruire, per dirla con Papa Francesco, un’esistenza colma di gioia e di speranza. Siamo noi i costruttori di pace. Con la fiaccolata che seguirà a questa celebrazione Eucaristica vogliamo significare proprio la nostra volontà di costruirla questa Pace.
Convinti che «Non c’è pace che non sia basata sulla fraternità e non c’è fraternità che non sappia generare un frutto di pace», con un po’ di storia, intelligenza e umanità proveremo, facendo fino in fondo la nostra parte, a dissipare le ombre del male e a lasciare invece tracce di bene.
Proveremo ad impegnarci a proseguire una lotta non violenta accanto a chi, immigrato irregolare, indigente, precario, disoccupato, indifeso, muore di troppo lavoro, di poca sicurezza, di assenza di diritti, di mancanza di tutele sociali e di mafia. Proveremo a fare dei nostri luoghi di incontro vere scuole di fraternità e di accoglienza di tutti, per vincere la cultura dell‘indifferenza e dello scarto. Proveremo a costruire città più ricche di umanità, ospitali, ed accoglienti.
In punta di piedi, con la bisaccia del pellegrino mezza vuota, prendendo per mano l’anno che è andato e il nuovo che arriva, senza timori e senza indietreggiare, vogliamo ripartire da questa Chiesa per continuare a trasformare le nostre lance in falci, le spade in aratri, le nostre ferite in feritoie, le nostre polemiche, le nostre divisioni e le nostre resistenze in strumenti di lavoro e di pace.
E grazie ancora una volta a tutti voi perché questa sera, come per il resto dell’anno, avete scelto di essere nostri compagni di strada.